L’artrite reumatoide è una malattia cronica autoimmune che infiamma le articolazioni, le cui origini restano ancora misteriose, seppur sia accertato che più cause concorrono allo sviluppo della malattia, è presente in ogni parte del mondo senza distinzioni di razza e di ambienti. L’incidenza è di 2/4 nuovi casi per anno su 10.000 individui adulti e colpisce preferibilmente il sesso femminile rispetto al sesso nella fascia di età compresa fra i 40 e i 60 anni, anche se si può presentare a tutte le età, compresa quella infantile e senile. La sua pericolosità deriva dai danni strutturali che può arrecare alle articolazioni e alle ossa, poiché, al pari delle consorelle autoimmuni, è una malattia derivata dall’auto-attacco del proprio sistema immunitario ai tessuti sani della membrana sinoviale che riveste dall’interno la capsula articolare. Questa membrana, allora, si espande realizzando il panno sinoviale che, però, nella compensazione delle sue perdite di superficie, distrugge la cartilagine e, se non arrestato in tempo, intacca anche le ossa. Non ultimo, l’infiammazione può coinvolgere anche i vasi sanguigni, i muscoli, i polmoni, i reni, il cuore e il sistema nervoso centrale e periferico. Infatti, la malattia fa la sua comparsa portando dolori, rigidità e gonfiori alle articolazioni agli arti, cui possono sommarsi stanchezza, febbre, perdita di peso, indolenzimento muscolare e rash cutaneo. Per individuarla, occorre controllare nel sangue i livelli di Fr (fattore reumatoide) e la presenza di anticorpi anti-peptidi citrullinati (anti-CCP). Inoltre, non è sufficiente la semplice radiografia, ma occorre aggiungere l’ecografia articolare per individuare il versamento articolare e l’eventuale esistenza del panno sinoviale. Per ridurre la presenza della malattia, occorre una terapia che sia efficace sotto tre aspetti, la riduzione dell’intensità del dolore, il blocco del processo distruttivo e il recupero della funzionalità degli arti.
Categoria: Patologie autoimmuni
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