La presenza del diabete, quando non scovata da esami o quando non se ne sospetta l’esistenza, corrode i nervi periferici del nostro corpo attraverso l’iperglicemia inavvertitamente. Senza i nervi a fare da segnalatori, i dolori tipici che annunciano un infarto (dolore al petto e al braccio sinistro o al collo), passano inosservati fino all’evento traumatico come l’infarto. Del resto, l’ischemia e l’infarto come si generano? Occorre considerare il ruolo dell’iperglicemia. Quest’ultima favorisce il proliferarsi di infezioni e infiammazioni ovunque nel corpo, sia all’interno che all’esterno. In questo caso, le pareti venose sono corrose dal glucosio in eccesso, generando infiammazioni che permettono la creazione di placche aterosclerotiche, cioè accumuli di grasso che aumentano di volume fino a rendere difficoltoso l’afflusso di sangue tra le cellule. Quando la vena si ostruisce per questa barriera di grasso, si generano le ischemie (assenza di flusso sanguigno alle cellule). Se il processo dura a lungo, si ha la necrosi dei tessuti non più sostenuti dall’ossigeno portato dal sangue, cioè l’infarto vero e proprio. L’infarto cardiaco colpisce il muscolo del cuore, mentre quello celebrale, meglio conosciuto come ictus, il cervello. Il tessuto colpito da infarto, se non ha avuto un esito fatale, è riparata con un processo di cicatrizzazione, che, però, è un tessuto disordinato non in grado di restituire la funzionalità del tessuto precedente. A favorire l’infarto, si ricordano gli stili di vita alimentari e di vita sregolati, il fumo, l’ipertensione e l’ipercolesterolemia, la familiarità e l’età matura per entrambi i sessi. Vista la pericolosità, secondo i medici è necessario per i soggetti a rischio quali le persone con diabete sono, di sottoporsi a regolari controlli cardiologici che possono essere l’elettrocardiogramma e l’ecodoppler per il controllo degli steroli.