Il diabete di tipo 2 o diabete dell’adulto, è così denominato perché esordisce prevalentemente in età matura. È una patologia silente a sviluppo graduale che non dà segni di sé, fino a quando non è scoperto da esami casuali o fatti per controllo. La glicemia si evidenzia anormalmente alta (a digiuno oltre i 120 mg/dl) ovvero il diabete emerge dopo un evento traumatico, quando già i danni sono stati arrecati. Si differenzia dal diabete mellito di tipo 1, poiché si ha una progressiva perdita dei recettori dell’insulina in questa forma di diabete. In pratica, questi punti specifici delle membrane cellulari dove l’ormone permette l’assorbimento del glucosio, diminuiscono. Aumentando nel sangue la quantità di glucosio non assorbito, la produzione d’insulina aumenta, ma continuando il numero dei recettori a ridursi, si ha un accumulo crescente di zucchero nel corpo. In pratica, coesiste un paradosso, poiché vi è, in contemporanea, presenza inutilizzata sia di zucchero sia d’insulina nel sangue. Si ha così il fenomeno dell’insulino-resistenza che può essere superato, praticando attività fisica costante e intensa, al punto tale da aumentare l’assorbimento passivo del glucosio attraverso le membrane cellulari. Un notevole aiuto può esserci, facendo una dieta controllata soprattutto attraverso il consumo misurato di carboidrati e/o assumendo dei farmaci ipo-glicemizzanti orali per bocca. Un altro processo che porta ai medesimi e distruttivi risultati, è l’intolleranza al glucosio che non causa iperglicemie tali da farla individuare come diabete. Tuttavia, nel corso del tempo, il pancreas produce più insulina per compensare questa resistenza, cosa che contribuisce a esaurire le cellule Beta, portando all’uso dell’insulina artificiale. Seppur silente, alcuni sintomi possono individuarla come il senso di stanchezza, la minzione continua (urinazione frequente), sete eccessiva, visione offuscata e lenta guarigione delle ferite. Al contrario del diabete di tipo 1, le cui cause sono ancora sconosciute, del diabete di tipo 2 si conosce buona parte della sua genesi. In genere, si eredita la predisposizione al diabete da parenti stretti che l’hanno sviluppato geneticamente, ma ciò non è sufficiente. Infatti, altrettanto importante è lo stile di vita che non è certo salutare, se si fuma e si consumano pasti irregolari con prevalenza di cibi grassi Altresì, non è neanche salutare essere sedentari e avere livelli elevati di stress che favoriscono la produzione di ormoni iperglicemizzanti come il cortisolo. Quando le cure citate in precedenza (dieta, attività fisica e farmaci ipoglicemizzanti) sono insufficienti, anche questo paziente può passare all’insulina artificiale, divenendo un insulino-trattato. Il metabolismo alterato dei glicidi porta all’aumento dell’emoglobina glicosilata, una sostanza emoglobinica presente normalmente nei globuli rossi, portatori di ossigeno. L’emoglobina glicosilata tende ad accumularsi nei vasi sanguigni più piccoli, provocandone l’otturazione ed impedendo l’ossigenazione dei tessuti, favorendo la nascita delle cosiddette temibili complicanze diabetiche. Un tempo, questa malattia si sviluppava nell’anziano la cui produzione insulinica tendeva a esaurirsi o a divenire poco efficace per il decadimento naturale della sua funzionalità insulinica. Oggi, con l’affermarsi di stili di vita poco salutari, si sta espandendo verso le fasce giovani. Questa situazione comporta un aumento quantitativo e qualitativo delle cure, con maggiori costi per la sanità mondiale. Finora, secondo i dati dell’IDF, ci sono 425 milioni di pazienti al mondo si cui 327 milioni sono in età lavorativa. Ciò fa prevedere un aumento dei costi indiretti poiché le cure e le attenzioni dovute impongono non poche giornate di ricoveri e permessi, rientranti nei c.d. “costi sociali” della malattia. Diviene, quindi, necessario intervenire sulle abitudini scorrette della popolazione che la possono favorire, in modo da prevenirne l’espansione dei casi. È, altrettanto, necessario promuovere un cambiamento delle abitudini insane nei pazienti conclamati. In questo modo, si può ritardare l’esordio di macro complicanze quali apoplessia, gravi alterazione della deambulazione (piede diabetico), infarto cardiaco e cecità (retinopatia).