Una delle prime leve che si adoperano per controllare la glicemia e per diminuire il rischio nelle persone in sovrappeso, è la cura dell’alimentazione. Gli eccessi fanno male e quelli alimentari portano il corpo a soffrire, favorendo il sovrappeso e l’obesità. Ci sono altre cause non meno importanti che intervengono nella genesi patologica del diabete, ma l’alimentazione squilibrata protratta nel tempo è uno dei fattori predisponenti. In seguito, quando una persona ha il diabete, il protratto mal controllo e la mancanza di autoregolamentazione aiutano lo squilibrio glicemico e l’istaurarsi di iperglicemie che portano alle complicanze alla lunga. Quando si ha il diabete, la decadenza del corpo è inevitabile, ma condurre stili di vita regolamentati, tra cui un’alimentazione autocontrollata, permette di rimandare a lungo l’esordio di complicazioni ben peggiori. Inoltre, intervenire sugli stili di vita alimentari di chi non ha ancora a che fare con la malattia, permette di rimandare l’esordio della stessa a lungo. Non a caso, nelle campagne di prevenzione, la cura dell’alimentazione è una parte fondamentale.
Tuttavia, un’alimentazione corretta, cioè equilibrata in tutte le sue parti, non è facile, perché le abitudini giocano un ruolo psicologico non da poco. Se la persona è abituata a mangiare senza esagerare, è più predisposta a prendersi cura della propria alimentazione, ma se non è così, è difficile sradicare le cattive abitudini prese in famiglia. Non a caso, si comincia con le campagne di prevenzione dalle scuole dell’infanzia, dove non vanno trascurati i bambini e le loro famiglie. Queste ultime costituiscono un obiettivo fondamentale, perché sono i genitori che educano i figli anche su questo piano. Una dieta equilibrata, secondo l’Oms, dovrebbe comprendere i carboidrati per il 55-60% delle calorie giornaliere, i grassi per il 25-27%, meglio se ricchi di omega-3 e omega-6 e proteine per la restante parte. L’apporto di fibra alimentare, data dai vegetali, deve essere costante e prevedere almeno 25-30 gr. Ciò è difficile da conciliare con i ritmi frenetici e squilibrati della vita modera, dove i tempi per consumare i pasti sono ridotti al minimo e si prediligono quelli semi-preparati o già pronti. Si tratta, però, di cibi che non aiutano la digestione né uno stile sano, poiché sono prevalentemente grassi e zuccherati. Inoltre, gli attori coinvolti non sono i cittadini, ma le industrie alimentari, i produttori in genere, gli imprenditori della ristorazione, i datori di lavoro pubblici e privati, le Istituzioni sanitarie, ecc.. Ciò non favorisce una politica di efficace prevenzione che vada in profondità, seppur i dati epidemiologici sul diabete non promettano niente di buono.